VIII – Le ragioni di una sconfitta disastrosa

VIII – Le ragioni di una sconfitta disastrosa

L’immediato effetto della catastrofica campagna napoleonica in Russia fu il crollo del mito dell’invincibilità di Bonaparte; un crollo che presto risollevò le speranze dei governi e dei popoli posti sotto l’egemonia francese.
In particolare, questa campagna e il suo esito saranno tra le più importanti cause, se non quella decisiva, della guerra di liberazione tedesca.
Inoltre, le ripercussioni gravarono notevolmente anche sul potenziale militare francese; da questo punto di vista, per quanto possa apparire assurdo, le perdite più gravi non furono quelle umane, bensì quelle dei cavalli. Napoleone infatti riuscì, in seguito, a colmare i vuoti che si erano aperti nelle sue truppe arruolando giovani e anziani; ma viceversa non fu più in grado di ricostruire la cavalleria.
Si possono ora riassumere quelli che furono i fattori che, maggiormente, concorsero a determinare la clamorosa disfatta napoleonica.


La ritirata, VIII - Lragioni di una disastrosa sconfittaI resti della Grande Armée


Innanzitutto va rilevato che, già prima di intraprendere la campagna, Napoleone aveva incassato numerosi insuccessi sul fronte diplomatico. Per di più, egli aveva voluto intraprendere l’impresa di Russia in un momento particolare e nient’affatto felice, cioè contemporaneamente alla guerra in Spagna.
Si trovò così praticamente costretto a richiedere ai suoi alleati grandi contingenti per la guerra in Russia; si rivolse, in particolare, ai governi di Austria e di Prussia. Questi ultimi, di certo, non erano entusiasti di impegnare risorse e uomini per costringere la Russia a rispettare il Sistema Continentale; un Sistema che, d’altronde, anch’essi mal sopportavano.
Inutile dilungarsi sul fatto, evidente, che la conseguente eterogeneità dell’Armata causava enormi problemi di ordine pratico, innanzitutto per le difficoltà di comunicazione.
Dall’altra parte, invece, lo zar era riuscito ad ottenere due successi diplomatici di notevole importanza: in primis la pace con i turchi; in secondo luogo, l’appoggio, o comunque la neutralità, di Bernadotte, ex maresciallo dell’Impero francese, diventato principe ereditario di Svezia.
È, tuttavia, sul piano strategico che Napoleone commise gli errori più gravi ed eclatanti. Elenchiamoli: i suoi collaboratori non avevano adeguatamente calcolato la capacità di traffico delle disastrate strade russe e polacche; avevano sopravvalutato le risorse locali di grano e di foraggio; i depositi vennero stabiliti troppo indietro rispetto al fronte. Per tutta questa serie di motivi, nutrire ed equipaggiare 600 mila uomini, in un territorio così vasto come quello russo, divenne pressoché un’impresa impossibile.
Altro elemento che portò al disastro fu la scelta di avanzare fino a Mosca. Un obiettivo che non era contemplato nei piani iniziali di Napoleone; egli prese la gravosa decisione solo dopo che il suo tentativo di risolvere la campagna con una battaglia campale era già più volte fallito. Si può affermare che tutte le successive difficoltà furono, in parte, conseguenza di questa decisione.
Per di più, voler trascorrere un intero mese a Mosca fu un ulteriore e incredibile sbaglio: ritenendo, erroneamente, che dall’occupazione della città sarebbe scaturita una proposta russa di pace, Napoleone diede semmai modo allo zar di riorganizzare le proprie forze, e al contempo gli permise di sfruttare il rigore dell’inverno russo.


Battaglia di Vyazma, VIII - Lragioni di una disastrosa sconfittaBattaglia di Vjaz’ma, 3 novembre 1812


Qui può essere utile una precisazione: spesso si è ritenuto che proprio il fattore climatico, il cosiddetto “generale inverno”, sia stato la principale causa del fallimento della campagna di Russia. In realtà non bisognerebbe affidare a quell’elemento un’eccessiva importanza. Esso, infatti, si limitò ad aggravare la situazione, di per sé già disperata e fosca, in cui versava Napoleone. Occorre ricordare, al riguardo, che solitamente ci si limita a parlare delle morti causate dal freddo dell’inverno, e così ci si dimentica che il caldo dell’estate russa mieté un numero altrettanto elevato di vittime.
Per quanto riguarda invece la strategia russa, bisogna ammettere che il piano di cedere spazio per guadagnare tempo fu, senza alcun dubbio, una tattica vincente; ma, come si è già ricordato, è plausibile che questa condotta, perlomeno prima della conquista francese di Mosca, sia derivata da mere necessità, piuttosto che da una prestabilita scelta strategica.
Fatto sta che quello sconfinato spazio permise ai russi di eludere lo scontro frontale; vale al riguardo il giudizio espresso da Carl von Clausewitz, il grande studioso prussiano della guerra. Egli afferma che «la ritirata dei russi non fu la conseguenza di un piano premeditato: se essi indietreggiarono in modo così profondo fu perché, ogni qual volta avrebbero voluto accettare battaglia, s’accorsero di non essere ancora abbastanza forti per una battaglia decisiva». Voluta od obbligata, i russi realizzarono nei fatti quella «ritirata nell’interno del paese» cui Clausewitz dedicò l’intero capitolo XXV del libro sesto della sua opera, «per effetto della quale il nemico deve andare in rovina non tanto per mezzo della spada del difensore quanto a causa dei suoi propri sforzi».
In conclusione, la sconfitta di Napoleone può essere in parte spiegata adducendo due ragioni.
In primo luogo, un declino nelle sue capacità di condottiero, dovuto ad un calo della sua energia morale e fisica, oltre che alla cieca volontà di mantenere concentrato, solo nelle sue mani, il controllo dei movimenti di mezzo milione di uomini. Infine, l’immensità dell’impresa che voleva compiere: i problemi di spazio, di tempo e le distanze sarebbero stati insormontabili per chiunque. Concludendo con Chandler, fu pur sempre «la caduta di un gigante circondato da pigmei».

L. Sansone

 

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