Da Chiavari a San Severino … Una storia da scoprire

Da Chiavari a San Severino …  Una storia da scoprire

La biblioteca della Società Economica di Chiavari nacque il 17 aprile dell’anno 1796 e nei successivi anni si accrebbe notevolmente per dimensioni, in virtù della generosità di alcuni suoi soci. Particolarmente munifica fu la donazione del cardinale Agostino Rivarola – fratello del marchese Stefano, primo presidente del sodalizio – che arricchì gli scaffali e gli archivi della Società con molti volumi e, soprattutto, con numerose lettere e carte personali.


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Sul tracciato di questi documenti è possibile ripercorrere la vita agitata di quest’uomo, che fu senz’altro un protagonista di primo piano e della storia marchigiana e della storia pontificia. Una piccola porzione di tali storie – nonché un capitolo, potremmo dire, della vicenda umana e politica di Rivarola – è oggi disponibile nel volume edito dalla casa editrice Internòs.

Lettere e carte politiche di monsignor Rivarola governatore di San Severino e Macerata raccoglie l’epistolario marchigiano di Agostino negli anni in cui fu inviato ad amministrare i territori della Santa Sede, cioè nel 1793 a San Severino e nel 1803 a Macerata. Due mandati “scomodi”, che non a caso lo videro in prima linea a fronteggiare l’incombente minaccia francese, sino al drammatico epilogo: la destituzione e l’arresto di “monsignor Governatore” e la sua prigionia prima a Pesaro e poi a Rimini.

Le lettere contenute nel libro ci consentono di osservare Rivarola in questi anni difficili, di ascoltare la sua voce mentre si rivolge ad amici e familiari, mentre si interroga sul futuro dell’Europa su cui soffiano impetuosi venti di guerra.

Ma non si deve pensare che il tono di tali lettere sia, generalmente, grave; certo, in numerosi paragrafi emerge lo sconforto di un uomo fondamentalmente solo, lontano dai suoi affetti e dalla sua terra; un uomo, peraltro, amante del lusso e dello sfarzo eppure condannato ad una vita di ristrettezze economiche. Ma è perlopiù una penna vivace, pungente, talvolta persino scurrile, quella che incontriamo in quelle pagine; una scrittura che denota una «personalità vulcanica», per citare quanto scritto dal curatore dell’antologia nella sua introduzione. Persino irriverente, potremmo aggiungere, giacché il nostro monsignore non si faceva scrupolo di schernire i potenti della Curia romana:
«… quella Roma tanto celebrata per acortezza, quei preti tanti riputati per finezza di politica non ne colgono più a mio senso una a suo verso».

Così scriveva, per esempio, il 2 settembre 1796; nel novembre di due anni dopo, sua “vittima” era invece il cardinale Ignazio Busca, segretario di Stato, definito «bestione» e accusato di incompetenza. Altrettanto salaci sono poi i commenti che riscontriamo in alcune lettere veneziane, scritte in occasione del Conclave del 1799-1800, cui il Nostro partecipò in qualità di notaio apostolico.

Insomma, non il grigio censore, non il severo giudice del giacobinismo e della carboneria a cui ci hanno abituato tanta letteratura e la storiografia risorgimentale; è un Rivarola “diverso” – sconosciuto, irruente, controverso nelle sue passioni ed inquietudini – quello emerge da questo agile volume fresco di stampa. Un Agostino Rivarola tutto da scoprire.

La redazione di
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