Dalla battaglia di Novi al passaggio del Gran San Bernardo (1798-1800)

Carlo Zucchi collegamentoDalla battaglia di Novi al passaggio del Gran San Bernardo (1798-1800)

Non era per anco spuntata l’alba del 25 d’agosto, che il mio battaglione, il quale stava all’assedio di Seravalle, ebbe l’ordine di portarsi tosto a congiungersi alla divisione Vatrin, che teneva l’ala sinistra dell’esercito francese, schierato in ordine di battaglia contro gli Austro-russi.


Battaglia di Novi 15 agosto 1799, Sotto le armi per la CisalpinaBattaglia di Novi, 15 agosto 1799


Di questa battaglia di Novi, che costò ventisette mila vite, dirò soltanto quanto io stesso vidi. Mentre la divisione Vatrin faceva rapidi movimenti in avanti, venne ad un tratto fermata dallo scontro di una forte colonna di Russi. Non tardò a succedere lo scambio di un terribile fuoco di moschetteria. Esso già durava da qualche tempo; i morti erano molti da ambedue le parti, ferme tuttavia nel posto in che s’erano scontrate, quando il nostro bravo generale si slanciò a baionetta calata contro il nemico, il quale frettolosamente indietreggiò. Erano le undici del mattino, e su tutta la nostra linea avevansi conseguiti decisivi vantaggi. Ma tutto ad un tratto pel campo di diffuse la notizia della morte del generale Joubert e con essa un manifesto scoramento. Il generale Vatrin non tardò ad accorgersi che realmente la sua divisione dava i più manifesti segni di quello oscillamento, a cui per lo più prontamente tien dietro la dissoluzione. Con prudente calma egli comandò per tanto un movimento in addietro e la collocò in ordine di battaglia ai piedi di una collina. Eravamo fermi in quella posizione quando ci giunse la notizia della perdita del nostro parco d’artiglieria e dello intralciarsi dei movimenti dei diversi corpi Francesi per mancanza di suprema direzione. Ed ecco che per le file si propaga subito appresso a tale novella la voce di una sovrastante e poderosa carica di cavalleria nemica. Ne conseguì un siffatto timor panico da porre in un batter d’occhio nel maggior disordine tutta la divisione eccettuato il reggimento italiano. Il bravo colonnello Severoli, che lo comandava, al manifestarsi dell’indisciplina, lo aveva con un rapido movimento portato sopra ad un’altura, dove lo conservò ordinato fino al tramontar del giorno. Come annottò fu forza di seguitare il resto dell’esercito in piena dissoluzione alla volta di Gavi.
Al mattino susseguente, il generale Moreau, che aveva preso il comando supremo, giunse a riordinare alla meglio i vari corpi delle vinte schiere. L’assoluta mancanza dei viveri cagionò nuovi disordini, e i soldati tormentati dalla fame si lasciarono trascorrere pressoché al saccheggio lunghesso lo stradale percorso. Il terzo reggimento italiano unito all’undecimo reggimento francese andò ad occupare Voltaggio. Attaccati due giorni appresso perdemmo questa posizione, che riprendemmo con bravura per doverla ancora abbandonare. Allora l’assedio di Seravalle ci rivide, ma grandemente scorati. Per venti giorni durammo in questa impresa comandati dall’Ajutante generale Guatrin. I nostri soldati non pagati, pressoché ignudi e tormentati dalla fame finirono per lasciarsi prendere dal maggiore abbattimento e le diserzioni si fecero frequenti. Se all’aprirsi della campagna, i sofferti rovesci avevano cagionato profonde alterazioni nella disciplina e nel servizio militare, al continuo aggravarsi delle perdite. Il male erasi fatto spaventevole. Rotta ogni disciplina, sospesa ogni regolare amministrazione, cessato ogni accordo fra i capi, vedevansi intieri corpi d’esercito sloggiare a capriccio e tumultuariamente chiedere paga, pane e vestiario. I malati preferivano di perire sul lastricato delle strade piuttosto che entrare nell’Ospedale, dove si moriva di fame o di contagio. Un uomo solo, mancando Buonaparte, poteva giungere a porre un radicale rimedio a tale stato di cose, e quest’uomo era il generale Massena già vittorioso degli Austro-russi a Zurigo. Senza esitare egli diede mano alle più energiche misure. Gli ufficiali meno capaci al mantenimento della disciplina vennero destituiti dal loro grado. A quanti erano incorreggibili fu rimediato colla fucilazione. Intieri reggimenti vennero cassati; a tutti fu manifesto che l’obbedire era una necessità.
Intanto che Massena col suo riordinato esercito compiva in Genova atti di supremo eroismo, i reggimenti italiani al principio del 1800 si andavano concentrando a Dijon per ordine del primo Console. In quella città si compì la formazione di una legione italiana sotto il comando del generale di divisione Giuseppe Lecchi. Sott’uffiziali e soldati vennero uniformemente vestiti, forniti di nuove armi e pagati in parte dei dieci mesi di soldo arretrato. Delle alpi in inverno sempre avevasi avuto spavento; Buonaparte non vi credette e trovò soda la neve e belle le giornate. Vi sono dei fatti che rimangono continuamente presenti alla mente per tutto il corso della vita. Tale è pur sempre per me il passaggio del Gran S. Bernardo, e ancora mi risuonano all’orecchio le festosa grida con che noi Italiani salutammo dalla cresta di quelle Alpi nevate la nostra terra materna.

Memorie del generale Carlo Zucchi,
pubblicate per cura di Nicomede Bianchi,
Casa Editrice Italiana di M. Guignoni, Milano / Torino, 1861

 

Licenza Creative Commons
Dalla Battaglia di Novi al gran San Bernardo di Studi Napoleonici è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Precedente Sotto le armi per la Cisalpina (1796-1798) Successivo V - Napoleone a Mosca