Il principe Hatzfeld, la spia

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Il principe Hatzfeld, la spia

Nel 1806, a seguito delle battaglie di Jena e Auerstadt, la Prussia è sconfitta, benché si rifiuti di firmare la pace, e Berlino è occupata. Una lettera cade in mano francese, è indirizzata al conte Hohenlohe e contiene informazioni di carattere strategico su forze e disposizioni delle armate napoleoniche nei pressi della capitale prussiana. Il mittente è il principe Hatzfeld, esponente di una delle maggiori casate tedesche. Il principe viene imprigionato e destinato all’esecuzione come spia dall’Imperatore Napoleone in persona, nonostante Rapp con altri aiutanti di campo e lo stesso Berthier avessero consigliato clemenza. Solo le suppliche della giovane moglie di Hatzfeld riusciranno a impietosire Napoleone e salvare la vita del principe. Quella sera Napoleone scriverà una lettera a sua moglie Giuseppina nella quale racconterà questo episodio, concludendo: vedi, dunque, che amo le donne buone, ingenue e dolci; perché queste sole ti rassomigliano”.
Nel passo che riportiamo il generale Rapp ci racconta l’accaduto, svelandoci anche i retroscena che non furono del tutto chiari allo stesso Napoleone.


Napoleone con Madame HatzfeldNapoleone concede a Madame Hatzfeld di distruggere le prove della colpevolezza del marito


Il principe Hatzfeld era venuto a Potsdam come deputato della città di Berlino, ed era stato ben accolto. Rese conto della missione, per quanto posso ricordarmi, al conte Hohenlohe, e gli diede i più precisi particolari delle truppe, delle bocche da fuoco, delle munizioni che si trovavano nella capitale, e che aveva incontrato per via. La sua lettera fu intercettata. Napoleone me la consegnò con ordine di farlo subito arrestare, e di mandarlo al quartier generale del maresciallo Davoust, che era lontano due leghe. Berthier, Duroc, Caulaincourt ed io indarno cercammo di calmarlo: non voleva intendere ragione. Il signor Hatzfeld dava particolari e notizie militari che non riguardavano i suoi incarichi, la qual cosa si poteva veramente chiamare delitto di spia. Savary, che nella sua qualità di comandante della gendarmeria imperiale, trovavasi ordinariamente incaricato di questa specie d’affari, era lontano per alcuni ordini. Fui obbligato di supplire alla sua assenza; ordinai l’arresto del principe, ma in vece di farlo condurre presso il maresciallo, lo posi nella camera dell’ufficiale di guardia del palazzo, e comandai che venisse trattato co’ più grandi riguardi.
Caulaincourt e Duroc lasciarono l’appartamento, e Napoleone, rimasto solo con Berthier, gli disse di sedere per scrivere l’ordine, in forza del quale il signor Hatzfeld doveva essere condotto innanzi una commissione militare. Il generale maggiore cercò di fargli alcune rimostranze: «Vostra Maestà non può far moschettare un uomo che appartiene alle prime famiglie di Berlino per così poca cosa; il supporlo sarebbe far torto alla bontà del vostro cuore. Il supporlo solamente è cosa impossibile, e del certo voi non volete questo». L’Imperatore s’adirà maggiormente; Neufchâtel insistette; Napoleone perdette la pazienza; Berthier uscì. Fui chiamato io: avendo inteso la scena accaduta, mi guardai bene dall’avventurare la più piccola osservazione: era un supplizio per me, poiché oltre il dispiacere di scrivere un ordine così severo, bisognava andare così lesto come la parola, ed io confesso di non aver mai posseduto un talento simile; egli mi dettò letteralmente ciò che segue. «Il nostro cugino il maresciallo Davoust nominerà una commissione militare composta di sette colonnelli del suo corpo d’armata, della quale ei sarà presidente, affine di far giudicare come convenuto di delitto di tradimento e di spia il principe Hatzfeld. La sentenza sarà emanata ed eseguita prima delle sei di sera».
Era quasi mezzogiorno, Napoleone mi comandò di spedire subito quest’ordine, unendovi la lettera del principe Hatzfeld: ma non feci nulla di ciò: era non pertanto in un’ansia mortale, temeva pel principe, temeva per me, poiché in vece di mandarlo al quartiere generale lo aveva lasciato in palazzo.
Napoleone ordinò i cavalli per andare a far visita alla principessa ed al principe Ferdinando: intanto ch’io usciva per dare questi ordini, mi fu detto che la principessa di Hatzfeld era svenuta nell’anticamera, e che desiderava parlarmi. Andai a trovarla, né le dissimulai la collera di Napoleone, le dissi che stavamo per montare a cavallo, e la consigliai di prevenirci presso il principe Ferdinando; affine d’interessarlo nel destino di suo marito. Ignoro se parlò col principe, ma la trovammo in un corridoio del suo palazzo, e si gettò lagrimosa ai piedi dell’Imperatore, al quale io dissi il nome di lei.
Era incinta; Napoleone parve commosso del suo stato, e le disse di portarsi al suo palazzo; m’incaricò nello stesso tempo di scrivere a Davoust di sospendere la sentenza; credeva che il signor Hatzfeld fosse partito.
Napoleone ritornò al palazzo, ove aspettavalo la signora di Hatzfeld; la fece entrare nella sala ove io pure mi trattenni. «Vostro marito, le disse dolcemente, si è posto in una brutta faccenda; secondo le nostre leggi merita la morte. Generale Rapp, datemi la sua lettera; osservate, leggete, madama». Ella era tutta tremante, Napoleone riprende tosto la lettera, la lacera, e la getta nel fuoco. «Non esiste più prova, signora; vostro marito ha ottenuto la grazia». Mi ordinò di farlo ritornare subito dal quartiere generale, ma io gli risposi che non ve lo aveva mandato: ed egli non mi fece rimprovero, anzi ne parve contento.
Berthier, Duroc, Caulaincourt si condussero in questa circostanza come il loro solito; vale a dire come ottime persone, Berthier sopra tutti.

Memorie del generale Rapp, ajutante di campo di Napoleone,
scritte da lui medesimo, volgarizzate da F. Sala,
Tipografia e libreria Pirotta e C., Milano 1840

 

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