L’ « orco della Corsica »
« Orco della Corsica »: tale era il soprannome con cui Napoleone Bonaparte era chiamato in numerose corti d’Europa.
Nella “leggenda nera” anti-napoleonica, costruita dai suoi avversari (specialmente gli inglesi), l’Imperatore dei Francesi diveniva «il tiranno» per eccellenza: un uomo ambizioso, assetato di sangue e di potere; uno statista privo di remore nel sacrificare migliaia di vite pur di accrescere la gloria del proprio nome e i confini del suo Impero.
Tra i testi che più si distinsero nella fabbricazione di questa “leggenda nera” va certamente annoverato un libro del 1809, che ebbe larga diffusione e fu tradotto in più lingue. Stiamo parlando dell’opera di Lewis Goldsmith, pubblicista e fondatore di un giornale dal nome emblematico: Anti-Gallican Monitor.
Vignetta caricaturale di Napoleone e dei coscritti del 1813
Il libro del 1809 si intitolava invece Secret History of Bonaparte’s Diplomacy, e si presentava come testo accurato e credibile, dato che l’autore aveva lavorato, per breve tempo, presso Talleyrand. Il libro poteva infatti fornire con dovizia un certo numero di informazioni “segrete” sulla politica francese.
Goldsmith, tra l’altro, si era già messo in mostra come polemista arguto e feroce, con un libello pubblicato nel 1801, rivolto allora contro la politica di Pitt il Giovane; proprio questo precedente aveva fatto sì che egli venisse introdotto nelle cerchie di Napoleone, nel 1802, ad opera del ministro degli Esteri.
Un altro feroce detrattore di Napoleone fu l’intellettuale Benjamin Constant, sostenitore del principio monarchico e dalle dichiarate simpatie anglosassoni. Egli era fautore del commercio (che, unico, a suo avviso, poteva instaurare la «Libertà Moderna») e condannava la guerra. Il suo De l’esprit de conquête et de l’usurpation dans leurs rapports avec la civilisation européenne è un’accusa alla politica napoleonica, aggressiva e assetata di conquiste territoriali.
Ovviamente le pubblicazioni di questo genere, volte a tratteggiare l’immagine dell’Imperatore dei Francesi in termini fortemente denigratori e anche mistificatori, si accrebbero notevolmente dopo la sua sconfitta.
Lo stesso Goldsmith tornò alla carica nel 1815, pubblicando un appello ai potenti d’Europa intitolato An Appeal to the Governments of Europe on the Necessity of Bringing Napoleon Bonaparte to a Public Trial.
Col rientro di Luigi XVIII in Francia, comparve un libello intitolato De l’état de la France sous la domination de Napoléon Bonaparte, a firma del barone Louis-André Pichon. Si trattava di una critica feroce a Napoleone, sebbene lo stesso Pichon, sotto l’Impero, avesse fatto unA discreta carriera, diventando consigliere di Stato di Girolamo Bonaparte, re di Vestfalia.
Vi è poi, tra le più degne di nota, l’opera di François-René de Chateaubriand, dove Napoleone, nella sua malvagità, assurge a una dimensione quasi diabolica. Si può poi citare il testo di Maximilian Samson Friedrich Schöll, autore di una raccolta di documenti: Recueil de pièces officielles destinées à détromper les François sur les événemens qui se sont passés depuis quelques années.
Napoleone non ignorava affatto tali critiche, e anzi si adoperò con notevole energia a controbattere ai suoi detrattori. Possiamo dire che a Sant’Elena egli si dedicò proprio all’opera di costruire la propria leggenda.
M. L.
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Solo per lasciarvi i complimenti. Da appassionato e studioso dell’età napoleonica non posso che essere felice di questa iniziativa che non conoscevo
La ringraziamo dei complimenti e siamo felici che apprezzi l’iniziativa.
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Sarebbe davvero interessante approfondire la critica di Constant alla politica napoleonica … proprio sottolineando il concetto di Libertà Moderna, che è a mio avviso uno dei massimi livelli raggiunti dall’elaborazione filosofica di ogni tempo