Le visite di Napoleone a Torino

Alessandro Puato, laureato nel 2003 in Storia delle istituzioni militari, ha lavorato come addetto museale in varie realtà torinesi. Studioso di storia napoleonica e militare, è membro del Centro nazionale di studi napoleonici e del Souvenir napoléonien. Con l’editore Mediares ha pubblicato il libro Napoleone a Torino. Le visite del 1797, 1800, 1805 e 1807; nell’opera, frutto di quindici anni di studi e ricerche d’archivio, l’autore propone una minuziosa descrizione dei soggiorni torinesi di Napoleone e i luoghi che visitò.
Pubblichiamo un estratto dall’introduzione al volume.


Napoleone a Torino

Le visite di Napoleone a Torino

Napoleone, nell’arco di un decennio, dal novembre del 1797 al dicembre del 1807, si recò diverse volte a Torino in visita ufficiale e non.
Spero di fare cosa gradita dando notizia di cosa il generale, il console e l’imperatore fece nelle sue tappe nella città in riva al Po, mettendolo in relazione con gli avvenimenti decisivi che si svolgevano nel contempo (…)
Ho cercato di dare il resoconto più esaustivo possibile delle visite di Napoleone a Torino ma temo che molte cose siano rimaste taciute (…): fra le cose che non sono riuscito ad appurare vi sono l’ubicazione della residenza dell’ambasciatore André François Miot, luogo della prima visita di Napoleone, la localizzazione che ne do all’Hotel d’Angleterre è solo un’ipotesi, visto che qui alloggiava l’incaricato d’affari della Repubblica francese Jacob; l’esistenza di due busti di Napoleone opera di Giacomo Spalla, uno presente nei magazzini di Palazzo reale (…), l’altro presente all’Accademia delle Scienze consegnato dall’autore il 16 aprile 1805; l’identificazione di un medaglione con testa di Napoleone di profilo laureata in avorio opera di Francesco Tanadei presente nelle collezioni di Palazzo Madama (…); l’esistenza di un archivio che riporti notizie circa le Suore di carità vecchie (…) che abitarono la Vigna di Madama reale e che offrirono un rinfresco a Napoleone il 19 aprile 1805 (…); la possibilità di una visita di Napoleone ai forti di Fenestrelle durante il soggiorno dell’aprile 1805; il discorso fatto dall’Imperatore agli allievi del Liceo nel cortile del suddetto il 24 aprile 1805; chi fosse la madame de Lascaris di cui parla Napoleone al Las Cases, cui fece delle liberalità nell’aprile 1805, ed in cosa consistessero queste liberalità.
Uno dei temi più interessanti connessi ai soggiorni del 1805 e del 1807 (…) fu il tentativo di Napoleone di rallier l’aristocrazia piemontese: a mio modesto avviso, malgrado un successo di facciata, questo tentativo non riuscì, prova ne è il fatto che alla caduta dell’Impero non vi fu alcun tentativo dell’aristocrazia piemontese di opporsi all’avanzata dei coalizzati e che questa venne prontamente riassorbita nella vita politica e nell’esercito del restaurato regno di Sardegna dopo il 1814. Quest’aristocrazia, guardando giustamente ai propri interessi, accettò di collaborare con l’amministrazione napoleonica per mantenere le proprie proprietà e continuare ad influire, per quanto possibile, nella vita politica, i più liberali riuscirono a riprendere un percorso riformistico interrottosi allo scoppio della Rivoluzione, per gli altri valeva l’idea del ristabilimento dell’ordine che li garantiva nelle loro proprietà. L’amministratore generale Menou, ex nobile, fu il campione di questa politica, spingendola fino ad un ralliement incondizionato che lo pose in contrasto con la politica della vigilanza sospettosa sugli aristocratici ralliés del ministro della polizia Fouché, ex giacobino.
Altro aspetto interessante da indagare più approfonditamente sarebbe quello dei regali fatti e ricevuti da Napoleone durante le sue visite, per sapere se esistano ancora e dove si trovino attualmente: sabato 18 novembre 1797 il generale Bonaparte ricevette in dono da parte del re Carlo Emanuele IV, tramite il marchese Filippo Asinari di San Marzano, un paio di pistole guarnite di pietre preziose già appartenute al principe Eugenio di Savoia Soisson ed un collier di pietre preziose della regina Maria Clotilde di Borbone Francia, mentre regalò al San Marzano un anello del valore di seimila lire, pari a settecentocinquanta luigi d’oro ed una tabacchiera in argento, rivestita di madreperla con ornamenti raffiguranti angeli. Sul coperchio spiccava la scena del battesimo di Cristo al Giordano. Sotto, sul rivestimento della base era scolpita l’aquila bicipite austriaca. Giovedì 25 aprile 1805 l’imperatore Napoleone ricevette in regalo una copia del “Carlo Magno in Pavia, dramma eroico consacrato a Napoleone I nel fausto giorno della sua incoronazione in Re d’Italia” dono dell’autore Giuseppe Lattanzi, e regalò ad ogni deputato della Città di Milano una tabacchiera d’oro finemente lavorata: la lettera N incisa sul coperchio indicava il nome dell’augusto donatore, medesimo regalo fatto al sindaco Laugier, al comandante della guardia d’onore a cavallo Annibale Saluzzo di Monesiglio, ed al comandante della guardia d’onore a piedi San Martino, una tabacchiera in oro con le sue cifre N.I. riccamente guarnite in diamanti, lunedì 29 aprile 1805. Lunedì 28 dicembre 1807 l’imperatore Napoleone ricevette in regalo da parte del sindaco di Torino Giovanni Negro un libro con frontespizio “VIVE LE GRAND EMPEREUR NAPOLEON NOTRE TRES CHER PERE”.
Inoltre sarebbe interessante scoprire se esistano ancora in qualche museo o altra istituzione francese i diciassette plastici di piazzeforti piemontesi fatti requisire da Napoleone dall’Accademia delle Scienze di Torino il 21 aprile 1805.
Purtroppo alcuni edifici visitati da Napoleone oggi non esistono più: il Teatro regio venne distrutto, e con esso gran parte del suo Archivio storico, da un incendio nella notte fra l’8 ed il 9 febbraio 1936 e poi bombardato durante la Seconda guerra mondiale, anche i locali dell’Accademia militare che in età napoleonica ospitavano il liceo furono distrutti dai bombardamenti; la Torre Bert, sulla collina, venne distrutta dai tedeschi durante la ritirata. Come accennato le distruzioni interessarono anche le carte d’archivio, oltre all’Archivio del Teatro regio la serie “Regia Università durante il periodo francese” facente parte del fondo relativo alla Pubblica istruzione andò distrutta a causa di una bomba caduta l’8 dicembre 1942 nella sede dell’Archivio di Stato di Torino – Sezioni Riunite.
Mi sarebbe interessato vedere in che modo l’Imperatore fu accolto dalle minoranze religiose, ammesse al godimento dei diritti civili ed alla vita politica in età napoleonica, ma purtroppo l’archivio della comunità ebraica di Torino fu bombardato il 20 novembre 1942 ed oggi non conserva che pochissimi documenti sul periodo napoleonico che non permettono di far luce su questo punto, ma ho avuto la fortuna di trovare notizie sull’incontro con il moderatore della Tavola Valdese Peyran. E dalla massoneria, ma gli archivi completi delle logge massoniche piemontesi durante il periodo napoleonico sono conservati alla Bibliothèque nationale de France.
Vi è poi da stare attenti alle false notizie, messe in circolazione o per semplicioneria o allo scopo d’infangare l’immagine dell’uomo per scopi politici: la notizia che si legge nel volume V dei “Mémoires de Constant” (1ªed. Paris, Ladvocat, 1830) secondo cui quando risiedette alla Palazzina di Stupinigi nell’aprile 1805 l’Imperatore avesse un passpartout per mezzo del quale di notte s’introduceva nelle camere delle dame d’onore di Giuseppina è totalmente priva di fondamento: sin dal suo governo e poi più virulentemente nei primi anni dopo la sua caduta, si produssero sterminati libelli allo scopo d’infangarne la reputazione, questi mémoires redatti da Maxime de Villemarest su appunti lasciati da Constant s’inseriscono in questo filone, questo pettegolezzo è stato ripreso ad esempio da Edoardo Calandra nell’episodio “A Stupinigi” del romanzo “I Lancia di Faliceto”. La notizia riportata sul sito dell’Hotel Dogana Vecchia, a cura di Fabio Zeggio, che parla di un soggiorno di Napoleone presso quest’albergo nel giugno 1800 è assolutamente priva di fondamento.
Come nota di colore avrei voluto capire come fossero strutturati i pasti consumati da Napoleone in queste occasioni, ma a riguardo ho trovato solamente che gustò trote e tinche in carpione e lamprede e sembra ne fosse rimasto entusiasta. Inoltre amava “les petits bâtons de Turin” ovvero i grissini e li voleva sempre sulla sua tavola (li avrà assaggiati durante un soggiorno a Torino?), vi furono tentativi per esportarli, ma sulle rive della Senna gli esperimenti di panificazione non diedero i risultati sperati.
In teoria il generale Bonaparte avrebbe potuto arrivare la prima volta a Torino anche prima: infatti dopo la vittoria di Mondovì del 21 aprile 1796 molti nell’Armée d’Italie pensarono di non proporre un armistizio ma di marciare su Torino. “Bien des personnes eussent préféré que l’armée eût marché sur Turin; mais Turin était une place forte, il fallait du gros canon pour en enfoncer les portes” (Napoléon “Mémoires”, vol. I, Paris, Philippe Lebaud Éditeur, 1969, p.83). I Piemontesi erano ancora forti, avevano ancora varie fortezze e se si fossero riuniti agli Austriaci, nonostante le disfatte patite, i loro eserciti sarebbero stati ancora superiori all’armata francese, avendo un’artiglieria considerevole ed una cavalleria che non aveva sofferto perdite.
E l’Imperatore Napoleone sarebbe potuto passare ancora due volte nel corso del viaggio a Roma per una seconda incoronazione previsto per il 1812 e poi abortito a causa della campagna di Russia.
Spero che l’idea possa interessare e dare il là a più approfondite ricerche (…).

A. Puato

 

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