Maria Teresa e l’aggregazione di Mantova al Ducato di Milano

Maria Teresa e l’aggregazione di Mantova
al Ducato di Milano

Con un dispaccio del 13 giugno 1744, Maria Teresa d’Austria decretò la temuta unificazione amministrativa della Lombardia austriaca e il 19 marzo 1745 proclamò l’aggregazione del Ducato di Mantova al Ducato di Milano.
Il 23 aprile l’editto venne reso di pubblica ragione anche all’interno della stessa Mantova: «Epoca memorabile – scriveva un testimone anonimo dell’avvenimento – in cui la Città nostra ebbe una fortissima scossa in ogni sua parte».
Tutte le vecchie magistrature mantovane, come il famoso Senato di Giustizia instituito dal duca Guglielmo, vennero soppresse e al paragrafo 31 dell’editto si dichiarava che le leggi, consuetudini municipali e privilegi delle province aggregate sarebbero state mantenute solo se non fossero risultate incompatibili con le leggi e consuetudini generali dello Stato, entrate in vigore nelle suddette province dal giorno della pubblicazione dell’editto.
Logica conseguenza delle decretate misure, ma duro colpo all’orgoglio ed alle speranze dei mantovani.


maria-teresa-e-la-sua-famigliaMaria Teresa d’Austria e la sua famiglia


Nel frattempo le sorti della guerra sembravano volgere a favore della Spagna: forte dell’appoggio della Repubblica di Genova, Filippo di Borbone dopo aver occupato Casale (5 novembre 1745) ed Asti (17 novembre), il 29 dicembre entrava in Milano e il 3 gennaio a Mantova. Qui egli dichiarò cessate le funzioni degli organi di governo precedentemente esistenti a Milano e nominò per Mantova e per tutto il suo territorio due Giunte, ad una delle quali affidò la trattazione degli affari riguardanti l’ordine pubblico, l’annona, le acque e le strade, gli alloggi militari, all’altra l’amministrazione della giustizia, sia civile che criminale.
«In questa guisa – scriveva l’Amadei – vedemmo la città nostra prendere un sistema d’indipendenza da quel di Milano, a cui fu aggregata».
Si trattava in realtà di misure contingenti dettate dalle necessità del momento, anche se in esse poteva trovare motivo di gioia l’orgoglio dei Mantovani.

La controffensiva austriaca non si fece attendere: dopo la presa di Lodi, le truppe di Maria Teresa il 19 marzo 1746 rientrarono a Milano, riconquistarono Mantova e il 4 aprile andarono a porre l’assedio a Parma, recuperando nello stesso giorno Pavia.
Logico a questo punto il ritorno a Mantova del governo della Lombardia austriaca con conseguente ripristino dell’organizzazione amministrativa del territorio. In particolare, per sostenere gli alti costi di guerra, nei primi mesi del 1747 vennero estesi su tutto il territorio Mantovano nuovi aggravi fiscali per «continuare le indispensabili assistenze all’armata», essendo «esausto l’Erario regio ed estenuate le forze dello Stato»: con tali parole una grida contenuta oggi nel Gridario Comunale presso l’Archivio di Stato di Mantova, pubblicata il 13 luglio 1747, annunciava la sospensione di ogni esenzione fiscale e stabiliva le modalità per il calcolo della somma da pagarsi da ciascun esente, fissandone il termine al 1° ottobre dell’anno corrente ed al 31 luglio per i successivi.
Si decretò inoltre la contribuzione del 10% della rendita annuale di tutti i censi attivi e delle regalie e venne ordinata l’imposizione di un’annata sulle concessioni gratuite fatte dai precedenti signori di Mantova.

Nel 1748 venne introdotta la cosiddetta tassa “de’ fumanti”, chiamata così perché colpiva ogni fumaiolo, camino, cioè ogni fuoco, i cui proventi erano destinati ad indennizzare gli impresari delle carni vendibili al macello pubblico, i quali asserivano di aver subito l’anno prima gravi danni, quando il prezzo delle carni era stato contenuto, mentre si era verificato il rincaro di tutti gli altri generi alimentari di prima necessità.
In questo contesto di grave e pesante pressione fiscale, i mantovani non avevano ancora perso del tutto le speranze di poter riacquisire una certa forma di autonomia e proprio sulla fine del 1747 avevano suggerito al conte Giuseppe Arconati, nelle vesti di Vicegovernatore, la ricostituzione del Comune di Mantova; ovviamente la proposta venne immediatamente respinta, poiché non risultò possibile addossare al nuovo ente le spese per le necessità militari senza dotarlo di un congruo patrimonio. Ciò era possibile solamente diminuendo il patrimonio della corona, il che era vietato da precise disposizioni.

Il 18 ottobre 1748 la guerra si concluse con la sottoscrizione, da parte di tutte le grandi potenze d’Europa, di un trattato di pace che ebbe luogo nella città di Aquisgrana.
Esaminando brevemente le clausole del trattato, non possiamo non rilevare che gli Stati che ottennero estensioni territoriali maggiori furono soltanto due, la Prussia e il regno Sardo, con un piccolo corollario per Elisabetta Farnese, vedova di Filippo V, la quale, dopo aver sistemato il primogenito Don Carlos con l’assegnazione di Napoli e della Sicilia a seguito della pace di Parigi che aveva concluso la Guerra di successione polacca, era riuscita a sistemare anche il secondogenito Filippo, con l’assegnazione del Ducato di Parma e Piacenza, dando così inizio alla quarta dinastia Borbone in Europa.

L’Austria, come si è visto in precedenza, aveva ripreso il possesso del Milanese, di tutto il territorio Mantovano e ripristinato la propria influenza sul Ducato di Modena.
Il Mantovano, e del resto tutta la penisola italica, si avviava quindi ad un lungo periodo di stabilità che sarebbe stato scosso soltanto sul finire del secolo dall’arrivo di un giovane ed inesperto generale Corso, forgiato dagli ideali rivoluzionari di libertà ed uguaglianza.

Alessandro Ballarini

Fonti
Copia di ristretto importante i danni e pregiudizii di questa Provincia, rilevati dalle Riflessioni al Dispaccio d’Aggregazione, diviso in sei punti, in Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, busta 2086.
Federigo Amadei, Cronichetta dal 1741 al 1756, in Archivio di Stato di Mantova, Fondo d’Arco, n. 48.
Vaclido Finetez, Fuggilozio dell’anno 1741, in Archivio di Stato di Mantova, Fondo d’Arco, n. 182.

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