I “Vangeli” di Sant’Elena e la narrazione “eroica” dell’epopea napoleonica

I “Vangeli” di Sant’Elena e la narrazione “eroica” dell’epopea napoleonica

Il Memoriale, la voluminosa opera nata dalla stretta convivenza tra Emmanuel de Las Cases e Napoleone, fu senz’altro il primo tra i cosiddetti “Vangeli” di Sant’Elena.
Possiamo fare una rapida carrellata degli autori e dei lavori che seguirono.
Nel 1823 il conte Charles Tristan de Montholon diede alle stampe i Dettati di Sant’Elena; ma non furono la sua ultima fatica. Tra il 1822 e il 1827 egli pubblicò, assieme al generale Gaspard Gorgaud, anche otto corposi volumi, riuniti sotto un lungo e altisonante titolo: Memorie per la storia di Francia sotto Napoleone, scritte a Sant’Elena dai generali che hanno condiviso la sua cattività.


I “Vangeli” di Sant’Elena e la narrazione “eroica” dell’epopea napoleonicaNapoleone a Sant’Elena con i suoi “evangelisti”


Del 1825 è invece il lavoro di Francesco Carlo Antommarchi, che a partire dal 1819 (anno della partenza da Sant’Elena del dottor O’Meara), divenne il medico personale di Napoleone, su esplicita richiesta della madre e dello zio di quest’ultimo, Letizia Ramolino e il cardinale Joseph Fensch. Sarà proprio Antommarchi ad assistere alla morte dell’Imperatore dei francesi, nonché ad eseguire l’autopsia sul suo corpo (dichiarando la morte per cancro allo stomaco) e, infine, ad eseguire la famigerata maschera mortuaria su cui tanti dubbi sono stati sollevati. Le sue Memorie, però, ebbero molto meno successo delle precedenti, non perché si fosse esaurito l’interesse per l’argomento napoleonico, bensì perché la prosa dell’autore fu accusata, all’unanimità, di essere noiosa e insignificante.
Un anno dopo, Frederick Lewis Maitland, ufficiale della Royal Navy britannica, compilò il suo Napoleone a bordo del “Bellerofonte”, descrivendo il viaggio compiuto da Rochefort all’Inghilterra.
Altre narrazioni di minore rilievo e interesse seguirono negli anni successivi.
Possiamo qui limitarci a citare ancora i Racconti sulla cattività dell’imperatore Napoleone, frutto nuovamente della instancabile penna di Montholon, nel 1847; di Gourgaud fu invece pubblicato postumo, nel 1944, il Giornale di Sant’Elena.
Più tardi, negli anni Cinquanta del Novecento, verranno pubblicate anche le Memorie di Marchand, primo cameriere dell’imperatore, e i Quaderni di Sant’Elena del generale Bertrand.
Tutte queste rappresentazioni sono accomunate dalla narrazione “eroica” della vicenda napoleonica, un’epopea che venne rievocata quale emblema di un sommovimento che aveva scosso il Vecchio continente, promuovendo un “1789 europeo”.
Ovviamente, tali interpretazioni trascuravano i passaggi più salienti e contraddittori della carriera di Bonaparte che fu al contempo erede della Grande Rivoluzione e affossatore del giacobinismo, propagatore della egalité e fautore della schiavitù nelle colonie.
Poco importava a quei memorialisti: ormai Napoleone veniva consegnato alla storia, circonfuso da un’aura leggendaria. Questo è, in definitiva, il quadro che emerge dai numerosi “Vangeli” nati oltreoceano, nell’isola di Sant’Elena.

M. L.

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