La Piazzaforte e l’Arsenale. Genova e La Spezia da Napoleone ai Savoia

La Piazzaforte e l’Arsenale.
Genova e La Spezia da Napoleone ai Savoia

Ringraziando per la disponibilità, pubblichiamo l’articolo, che uscirà in due puntate, del Prof. Emiliano Beri, docente di Storia sociale e di Storia militare presso il Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia e Geografia (DAFiSt) dell’Università degli studi di Genova, membro del Laboratorio di Storia Marittima e Navale (NavLab), collaboratore del Centro interuniversitario di studi “Le Polizie e il Controllo del Territorio” (CEPOC) e del Centro interuniversitario di ricerca per la Storia Marittima e Navale (CISMEN). 

PARTE PRIMA

Accolgo con piacere l’invito dell’Associazione “Studi Napoleonici – Fonti Documenti Ricerche” a raccontare – in modo semplice, sintetico e diretto – quali sono i temi centrali del lavoro di ricerca che ho svolto per scrivere una monografia pubblicata nel 2014: Genova e La Spezia da Napoleone ai Savoia. Militarizzazione e territorio nella Liguria dell’Ottocento.


Testata Genova


La bozza del progetto da cui è scaturito questo lavoro è nata da un’idea di Giovanni Assereto, mio maestro, già professore ordinario di storia moderna nella Scuola di Scienze Umanistiche dell’Università di Genova. Assereto doveva redigere le linee guida di un progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) incentrato sul controllo del territorio e il militare; progetto che avrebbe coinvolto il nostro ateneo in collaborazioni con altri. Conoscendo la mia passione per gli studi militari mi chiese se volevo dedicarmi allo studio dei Forti di Genova e dell’Arsenale della Spezia (l’articolo davanti a “Spezia” si declina, lo stabilisce lo statuto comunale, quindi: “La Spezia”, “della Spezia”, “alla Spezia”). Accettai con entusiasmo. Fin da bambino guardavo i Forti di Genova con ammirazione, li visitavo, immaginando di essere un soldato napoleonico impegnato nella difesa di Genova nel 1800 o un soldato genovese di fronte agli austriaci nel 1747. La Spezia era più distante, ma non le navi che la usavano come base: quando si fermavano nel porto di Genova mio padre mi portava a guardarle e visitarle e io leggevo della grande base navale, pensata da Napoleone e realizzata, in forma diversa, per decisione di Cavour mezzo secolo dopo la fine del Primo Impero.

Genova e La Spezia nell’Ottocento divennero due grandi città militari: una piazzaforte difesa a campo trincerato verso terra con porto commerciale e un arsenale navale difeso da un campo trincerato rivolto sia verso il mare che verso terra. Campo trincerato è un termine tecnico: di cosa si tratta? Si tratta di un complesso di fortificazioni (forti, ridotte e batterie) distribuite in profondità a coprire un’amplissima area territoriale ed erette ad uno scopo, proteggere ciò che esiste al suo interno: una piazzaforte delimitata da 22 km di mura nel caso di Genova; un’enorme base navale con annesso arsenale nel caso della Spezia (del Golfo della Spezia, perché la base navale sarà divisa in blocchi e distribuita in tutto il Golfo).

Napoleone ha messo lo zampino nella storia di entrambe queste grandi opere militari. Soprattutto dal punto di vista progettuale, perché la breve durata dell’avventura del piccolo grande còrso non ha permesso di dare pieno sviluppo alla grande progettazione che caratterizza gli anni del suo Impero. Partiamo da Genova. Qui la strada verso la formazione di una piazza difesa a campo trincerato era già stata tracciata nel corso della seconda metà del Settecento, negli anni della guerra di Successione austriaca. Nel 1746 gli austriaci avevano conquistato la città, abbandonata dalle truppe franco-ispane alleate della Repubblica di Genova. Nel dicembre dello stesso la città si era sollevata contro gli occupanti, cacciandoli. Questi, non datisi per vinti, erano tornati ad assediarla nell’anno successivo. Francesi, spagnoli e genovesi si erano impegnati a difendere Genova non lungo le sue mura ma sulle colline che le circondano e le dominano, costruendo ridotte e trincee e contendendo il territorio palmo a palmo agli austriaci. Dall’esperienza di questo assedio era emersa l’importanza dei rilievi che circondavano (e circondano ancora oggi) la cinta muraria genovese. Subito dopo la fine dell’assedio, a guerra ancora in corso, ingegneri militari francesi e genovesi avevano rapidamente progettato fortificazioni permanenti per occupare saldamente quelle colline così vitali per la difesa della città. Non più trincee e ridotte, quindi, ma forti in solida pietra. Le fortificazioni permanenti però costavano; l’emergenza bellica giustificava la spesa, ma la fine della guerra arrivò presto: l’emergenza passò e i progetti rimasero sulla carta: i pochi forti iniziati vennero lasciati incompleti; solo uno, il Diamante, fu portato a termine grazie alla donazione di un ricco patrizio genovese.

La Repubblica sopravvisse fra difficoltà finanziarie e politiche fino al 1797. Nel 1797 venne travolta dall’ondata rivoluzionaria che seguì alla prima campagna napoleonica d’Italia, trasformandosi in una Repubblica sorella di quella francese. Genova era importante per la Francia, non solo per il suo porto ma anche per la sua posizione geografica di grande testa di ponte protesa verso la Pianura Padana, utilizzabile dalle armate francesi per entrare in Italia settentrionale evitando gli impervi passi alpini. L’importanza strategica di Genova e della Liguria era tale da portare Napoleone ad annettere la regione all’Impero nel 1805. Dopo l’annessione (e dopo l’esperienza dell’assedio del 1800, quando l’armata del maresciallo Massena era stata costretta dagli austriaci a riparare in Genova e qui assediata) Napoleone si preoccupò sia di difendere la città sia di collegarla meglio alla Francia. Se il collegamento alla Francia si tradusse nel progetto della «strada di cornice» lungo la Riviera di Ponente, tra Nizza e Genova (quella che è l’attuale Aurelia) per la difesa di Genova l’imperatore riprese il discorso là dove i genovesi l’avevano interrotto dopo la fine della guerra di Successione austriaca, ossia dalla fortificazione delle colline.

Il periodo napoleonico è per Genova un periodo di grandi progetti, sia sotto il profilo urbanistico che fortificatorio. In questo secondo caso la logica del campo trincerato fatto di forti eretti sulle colline intorno alla cinta maestra venne ripreso, sviluppato e ampliato. Ma non solo. La logica fortificatoria dei genovesi del Settecento era rivolta esclusivamente verso un pericolo esterno. Genova era la capitale di una Repubblica, il governo genovese non temeva il suo popolo. Per Napoleone la situazione è differente: l’imperatore deve guardare sia al nemico esterno sia a quello interno, ossia alla possibilità che la città si ribelli contro il nuovo sovrano. La progettazione napoleonica ha quindi una duplice valenza: forti pensati per la difesa verso l’esterno e forti (e una cittadella) concepiti per controllare la città e bombardarla in caso di rivolta (e forti, come lo Sperone, progettati per entrambi gli scopi: prendere due piccioni con una fava faceva risparmiare denaro). Il grande campo trincerato fatto di forti collinari a difesa dei 22 km di mura resta però sulla carta. Mancano i soldi (l’Impero ha altre priorità e molteplici voci di spesa) e il 1814 arriva in fretta; parte delle fortificazioni sono state a malapena progettate, al massimo tracciate sul terreno. Per alcune i lavori sono stati appaltati, per altre non si è andati oltre lo stadio del progetto preliminare.

La stagione napoleonica sembrerebbe quindi feconda di idee ma povera di risultati? Non è propriamente vero, perché la sua importanza sta nelle idee e nei progetti piuttosto che nelle realizzazioni. Chi arriva a Genova dopo Napoleone trova già la strada tracciata: le idee sono messe sulla carta sotto forma di progetti, basta riprenderle e metterle in pratica. I progetti napoleonici non rimangono tali e quali, è vero, vengono sviluppati e ampliati, ma la via maestra da seguire è già pronta.

Emiliano Beri

Libro BeriGenova e La Spezia da Napoleone ai Savoia
Militarizzazione e territorio nella Liguria dell’Ottocento

Autore: Emiliano Beri
Editore: Città del Silenzio
Anno di Pubblicazione: 2014
ISBN: 978 88 97273 19 6
Formato 17×24
Pagine: 240
Prezzo di copertina: 25 €

Corredato da fonti e bibliografia, indice dei nomi, indice dei luoghi

Mappe allegate a colori in grande formato:
-Il Golfo di La Spezia nel XVIII secolo
-Piano dimostrativo della città di Genova (1817)

 

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