L’assedio di Danzica del 1813

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L’assedio di Danzica del 1813

La campagna di Russia si è risolta con una disfatta per le armate francesi, Napoleone è stato costretto a precipitarsi a Parigi per armare un nuovo esercito da contrapporre ai russi che avanzano da oriente. La Prussia è già passata agli alleati e l’Austria la seguirà presto, i confederati tedeschi non danno sicurezza e il Ducato di Varsavia è già nelle mani dello Zar.
La città fortificata di Danzica verrà assediata da forze congiunte russo-prussiane nel gennaio 1813, a guidare la resistenza si trova il generale Jean Rapp che può contare su circa 30.000 uomini, non solo francesi ma anche polacchi, italiani, bavaresi, westfaliani e sassoni. Nelle sue memorie Rapp dedica molte pagine a questo avvenimento; riportiamo una lettera che il generale indirizza a Berthier, nel momento in cui è scritta Danzica è in stato d’assedio già da diversi mesi. Nonostante le avversità, il morale della guarnigione è alto, è infatti, giunta notizia delle brillanti vittorie di Napoleone a Lützen e Bautzen, la speranza è quella che presto l’Imperatore giunga a rompere l’assedio. Passeranno però ancora molti mesi, la guerra in Germania volgerà al peggio e dopo la “Battaglia delle Nazioni” combattuta a Lipsia a metà ottobre 1813 svanirà ogni aspettativa. La città resisterà ancora fino al 2 gennaio 1814 quando si vedrà costretta ad accettare la resa. Rapp con 14 generali e 9000 soldati francesi sarà condotto prigioniero in Russia mentre agli altri difensori delle diverse nazionalità sarà concesso il rimpatrio.


L'assedio di Danzica del 1813Gli alleati pongono d’assedio Danzica, 1813


Danzica il 16 giugno 1813

MIO PRINCIPE [Louis Alexandre Berthier: maresciallo dell’Impero, Principe di Neuchâtel e di Wagram, NdR.]

Ricevetti la lettera che Vostra Altezza mi fece l’onore di scrivermi da Neumarck il 5 giugno; il signor Planat mi ha egualmente consegnato la collezione de’ Monitori [Le Moniteur: giornale parigino, organo ufficiale del governo francese durante l’impero, NdR.] che contengono i particolari delle decisive battaglie vinte da Napoleone sull’esercito alleato. Il giorno innanzi all’arrivo del signor Planat, ho avuto notizia de’ brillanti successi ottenuti dagli eserciti di Napoleone. Queste buone nuove hanno prodotto sulla guarnigione il miglior effetto, poiché essa ha conosciuto ch’io non l’aveva lusingata con una vana speranza; e la rassegnazione ed il coraggio, di cui ha fatto prova, hanno trovato il guiderdone che attendere dovevano.
L’armistizio mi è stato egualmente consegnato, ed io voglio, scrivendo, trattenermi particolarmente su tale oggetto con Vostra Altezza. Io non debbo dissimulargli che questa sospensione d’armi, nello stato in cui erano le cose, non sia più sfavorevole che avvantaggiosa alla guarnigione, mentre le malattie producono ancora una mortalità di mille e cento uomini al mese, da cui emerge che al primo d’agosto noi saremo di nuovo indeboliti di circa mille settecento uomini.
Inoltre le nostre vettovaglie si consumeranno, e se il duca di Württemberg non appalesa una miglior volontà di quello che sinora non ha fatto, noi non faremo nessuna economia su quello che avremmo potuto mettere da parte delle vettovaglie che deve somministrarci. Il mio stato non mi darebbe affanno sino al mese di ottobre, ma dopo quest’epoca la mia situazione diventerà tormentosa, poiché noi mancheremo di braccia per difendere l’immenso sviluppo dato alle nostre fortificazioni, di viveri pei difensori, e non avremo più da sperare sussidii tanto di dentro quanto di fuori.
Lo stato di ciò che componeva una razione dopo il blocco farà conoscere a Vostra Altezza che io ho posto nella distribuzione de’ viveri tutta l’economia che richiedeva la nostra posizione, e che ho adoperato a tal fine, tutti i mezzi da cui potevasi trar profitto; ma questi mezzi si esauriscono, e inutilmente si calcolerebbe su quelli il cui esito potrebbe essere l’espulsione degli abitanti. Di fatto, per convincersi di questa trista verità non è duopo che di risovvenirsi che, or son due anni, Napoleone richiedeva dalla città di Danzica seicentomila quintali di grano, cosa che fu eseguita assai rigorosamente; e a quel l’epoca non furono lasciati che ventitremila quintali per il vitto degli abitanti. Da quell’ istante, costoro vissero con questa misura, e con qualche pochissima parte che avevano sottratto alle più severe indagini.
Ho esposto più sopra a Vostra Altezza la perdita mensile cagionata dalle malattie. Lo stato in cui si trovano le truppe presenta un effettivo di ventimila cinquecento cinquantotto uomini, ciò che suppone, dietro i dati tropo certi che noi già abbiamo, che la guarnigione sarà ridotta alla fine dell’armistizio a ventimila uomini, dei quali bisogna dedurre almeno duemila agli spedali, supposto anche che le privazioni non aumentino le malattie. Che avverrà mai al mese di maggio, quando il progresso della mortalità, che lo stato attuale delle cose lascia supporre, avrà mietuto ancora molti uomini? … Dal calcolo che si può fare risulta che, ammettendo che le malattie d’inverno non accrescono molto il numero de’ morti, e che non ve ne sia che mille al mese, la perdita sarebbe al primo di maggio di ottomila, senza calcolare quelli che periranno nelle zuffe, o in conseguenza delle ferite. Al primo di maggio non resterà dunque che un effettivo di un diecimila uomini, de’ quali certamente tremila troverannosi agli spedali; ed ora come difendere con una si debole guarnigione cosi este se fortificazioni?
Ho già dato gli ordini perla costruzione delle fortificazioni destinate a difendere la callaja di Mottlau, punto assai debole, quando i fiumi saranno gelati. D’ altra parte io faccio lavorare per tutto quello che può assicurare le mie comunicazioni, ma, lo ripeto, abbisognano de’ difensori. Vostra Altezza non deve punto dubitare che, se ciò diventasse necessario, io non facessi per conservarmi in un punto qualunque di Danzica tutto ciò che l’onore e il mio affetto all’Imperatore potranno suggerirmi.
Lo stato de’ magazzini dimostrerà a Vostra Altezza che i nostri sussidii son assai limitati; ella deve riflettere che io mi adopererò con tutto lo zelo che mi inspira il desiderio di fare una onorata difesa: è per raggiungere un tal fine che feci entrare nella commissione de’ provveditori, che la legge ha instituiti nelle città in istato d’assedio, un numero di membri assai maggiore di quello ch’essa prescrive. Li ho radunati sotto la presidenza del generale di divisione conte Heudelet. Questa commissione è incaricata di propormi tutte le misure che ponno tendere alla economia ed al ben essere del soldato: essa ha reso de’ grandi servigi, ed io son dolente di non averle dato più presto le facoltà che possiede al presente.
L’ articolo delle finanze merita un’attenzione assai particolare da parte dell’Imperatore e di Vostra Altezza. Tutti i fondi che erano stati lasciati a mia disposizione, sono stati consumati, e fui costretto a ricorrere ad un prestito forzato, che ho imposto a coloro che erano suscettibili di dare ancora qualche cosa. Questo prestito si è effettuato con le formule più severe verso quelli che pretendevano di non potere contribuire alla comune difesa; ma per qualunque cura si abbia avuto a tal riguardo, e sebbene si sia allegato tutti i mezzi che ponno condurre a de’ prossimi risultati, non si è potuto finora ottenere che un milione settecentomila franchi, e si avrà da stentar molto ad incassare il rimanente.
I pagamenti dello stipendio, delle masse che è d’uopo pagare; quelli delle costruzioni del genio, in quanto a quello che risguarda la mano d’opera (poiché si prenderà per requisizione pagabile allo sblocco, come si è fatto da due mesi, tutti i materiali che trovansi nella città); quelli dell’artiglieria, quelli degli spedali, de’ diversi rami di servizio, delle vettovaglie, cioè, tutto quello che è giornate e man d’opera, costruzioni di marina, abiti: tutte queste spese, dico, di cui ho già fatto fare il computo, sommano a più di novecentomila franchi al mese. Una casa di commercio straniera ha offerto di fare qui de’ fondi, mediante che il pagatore generale gli assicuri il rimborso a Parigi. Godrei di un po’ di pace se vedessi sistemato un tale affare; ma preferirei che i fondi mi fossero inviati, perché può accadere tale circostanza, che arresterebbe, dopo il secondo mese, il pagamento convenuto. Vostra Altezza vede bene che non c’è modo di non pagare esattamente gli stipendi sopraindicati, principalmente con una guarnigione composta come quella ch’io co mando: quindi la supplico ad affrettare da Sua Maestà de’ provvedimenti che possano assicurare il pagamento delle somme che mi sono necessarie. Non posso finire senza fare osservare a Vostra Altezza che la quantità della polvere non è in proporzione col bisogno d’un assedio. In ultimo mio signore, io ho dovuto farvi anticipatamente tutte queste osservazioni, che s’aggirano sulla insufficienza de’ difensori, de’ mezzi di sussistenza, de’ fondi necessari per i nostri pagamenti obbligati, finalmente delle nostre provvigioni di ogni genere, che non sono molto in proporzione de’ bisogni avvenire. Supplico dunque Vostra Altezza di porre sotto gli occhi dell’Imperatore la trista posizione in cui ci troviamo, se Sua Maestà non corre in nostro soccorso. I soldati che rimangono nel presidio, sono de’ buoni, e si può credere che dal canto loro, mediante di alcune ricompense ben assegnate, mostreranno un attaccamento illimitato. Essi faranno tutto quello che l’Imperatore può aspettarsi dai suoi migliori soldati, e giustificheranno la fiducia che Sua Maestà ha in loro riposta, ed il favore che loro fece ponendoli fra i corpi della sua grande armata.
Sono ecc.

Firmato Conte Rapp.

Memorie del generale Rapp, ajutante di campo di Napoleone,
scritte da lui medesimo, volgarizzate da F. Sala,
Tipografia e libreria Pirotta e C., Milano 1840

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