Napoleone incontra l’ambasciatore Miot

Napoleone a Torino nel 1797 – Parte III

I lavori di Alessandro Puato, storico e studioso del Piemonte napoleonico, sono incentrati sulla ricostruzione delle tappe compiute da Bonaparte nella capitale sabauda. Le visite in questione si svolsero negli anni 1797, 1800, 1805, 1807.
Di seguito l’autore descrive l’arrivo in città nel 1797 e l’incontro con l’ambasciatore francese André-François Miot, conte di Mélito, col quale si confronta sulla “politica piemontese” di Parigi.

Napoleone incontra l’ambasciatore Miot

È nell’ambito di questi avvenimenti che Bonaparte si accinse a lasciare l’Italia per il congresso di Rastadt.
Partì da Milano venerdì 17 novembre, quando passò sul territorio piemontese il governo sabaudo ordinò che la guarnigione di Novara, agli ordini del generale Fontanieux, si schierasse in armi al suo passaggio per rendergli gli onori dovuti al suo grado. Questa si componeva di tre battaglioni, uno di Piemonte, uno della Regina e uno di Streng, e di due squadroni che vennero attelati fuori delle porte della città: Napoleone vi giunse alle sette e mezza di sera, e mentre attendeva il cambio dei cavalli della sua carrozza, venne ossequiato da Praly, comandante della città, da Fontanieux, dal brigadiere Bellemont e dal colonnello Streng.
Ripartì subito alla volta di Torino, scortato da trenta dragoni, ove giunse il 18 alle due e mezza mattutine, recandosi ad albergare presso Miot, l’ambasciatore di Francia.


miot-de-melito-e-la-sua-famigliaMiot de Mélito e la sua famiglia


Al suo arrivo, Miot, che l’attendeva per la sera prima, venne svegliato e lo ricevette: mentre si apparecchiava per servire la cena, Bonaparte e Miot restarono presso il camino del suo studio a conversare per un’ora (…)

Napoleone gli spiegò di aver assecondato il 18 fruttidoro perché non desiderava il ritorno dei Borbone, per di più riportati in Francia da Pichegru e dall’armata di Moreau, ma non nutriva fiducia nemmeno nel corrotto ed inconcludente Direttorio che era emerso da quella giornata, perché lo riteneva geloso dei suoi successi (…): già si configurava quello scontro fra Bonaparte e il Direttorio che, per ragioni politiche, Napoleone pospose a dopo la campagna d’Egitto, con l’intento di lasciare che la situazione politica francese degenerasse al punto che fosse il paese a reclamare un uomo forte che salvasse la Francia dalla minaccia straniera e creasse un governo stabile e funzionale agl’interessi del popolo.

Riguardo al Piemonte, Bonaparte gli disse che riteneva che il suo destino fosse segnato, nonostante lui avesse fatto tutto quello che era in suo potere per assicurare la stabilità della monarchia sabauda e per farne un’alleata nella guerra contro l’Austria.

Il Direttorio era da lui ritenuto troppo incline ad ascoltare i patrioti e gli ideologi italiani che lo volevano rivoluzionare, mostrando in questo modo di non avere nessun acume politico, perché ciò avrebbe portato anche gli altri gruppi di patrioti italiani a tentare insurrezioni negli altri Stati ancora dominati dai regimi assoluti e a chiedere l’intervento della Francia per sostenerli, il che avrebbe portato inevitabilmente ad un’altra guerra su scala europea (…)

Al termine della conversazione si misero a tavola, erano le quattro del mattino.
All’alba, la folla, attirata dalla curiosità e dal desiderio di vedere un generale così celebre si raggruppò davanti all’ambasciata.

Appena si seppe del suo arrivo, il re Carlo Emanuele IV gli inviò i suoi ministri dai quali lo fece invitare a corte per dimostrargli la sua riconoscenza per sua politica nei confronti della sua patria; ma egli, scusandosi sull’ora indebita e la necessità di ripartire in fretta, non accettò l’invito.

Napoleone disse a Miot che non voleva andare a corte in quanto non sapeva quale sarebbe stata la politica del Direttorio verso il Piemonte e che per questo non voleva impegnarsi in patti che non sapeva se avrebbero potuto essere rispettati.

A. Puato

Bibliografia
Costa di Beauregarde, Vecchio Piemonte nella bufera, Torino, Fogola, 1985.
Piera Rossotti Pogliano, Il diario intimo di Filippina de Sales marchesa di Cavour, Torino, Edizioni dell’Angolo Manzoni, 2000.

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