Teatro e propaganda nella Francia napoleonica

Teatro e propaganda nella Francia napoleonica

Da tempo è noto il ruolo della propaganda all’interno del regime napoleonico.
Una propaganda che era capillare e ramificata: al punto che possiamo dire che, anche su questo specifico fronte, Napoleone Bonaparte è stato un vero e proprio precursore.
Ovviamente, tutti i libri, prima di venire pubblicati, erano sottoposti ad una severa censura. Ogni testo in odore di stampa veniva esaminavano minuziosamente; c’erano, al riguardo, degli uffici preposti appositamente all’opera di controllo e di censura, i quali stroncavano sul nascere ogni possibile critica alla politica imperiale.


Comédie Francais XVIII secolo,Teatro e propaganda nella Francia napoleonica.Rappresentazione nel teatro Comédie-Française


Allo stesso tempo, vi erano anche zelanti apologeti che incensavano Napoleone e che venivano per questo premiati mugnificamente.
Citiamo, tra i tanti nomi che potremmo fare, l’autrice Stéphanie Félicité du Crest de Saint-Aubin (1746-1830); lo scrittore e botanico Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre (1737-1814); lo storico Charles de Lacretelle, detto Lacretelle “le jeune” (1766–1855); il matematico Gaspard Monge, professore alla Scuola politecnica di Parigi (1746-1818); il poeta e drammaturgo Jean-François Ducis (1733-1816); e infine l’economista, storico e critico letterario svizzero Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi, (1773-1842). Inoltre, nell’anno 1811, vennero date alle stampe due Storie di Francia dove il ruolo di Napoleone veniva oltremisura esaltato.
Ma i libri non erano l’unico, e neppure il più efficace, strumento della propaganda napoleonica. D’altronde, se occorreva raggiungere un vasto uditorio (come era nelle mire del regime), bisognava rivolgersi anche a chi non era capace di leggere. Da tale fondamentale necessità derivò il ruolo primario del teatro nella costruzione del mito di Napoleone e come base per costruire il consenso. Ciò valeva soprattutto per gli spettacoli lirici, dove venivano cantati inni che glorificavano l’Impero e il suo fondatore.
Ovviamente neppure qui mancava la censura. Innanzitutto si assisté alla drastica diminuzione dei teatri in tutte le città: basti pensare che nella capitale passarono da trentatré a nove. I maggiori teatri qui erano il Théâtre Français, l’Odéon, l’Opéra, l’Opéra-Comique e altri cinque teatri di minor rilievo. Nei loro confronti agiva un apposito ufficio che supervisionava tutte le opere che andavano in scena.
Anche i teatri di provincia furono regolamentati a questa maniera cosicché tutte le città dell’Impero non avevano più di un teatro.
Va detto che c’erano però anche compagnie ambulanti di attori che giravano per la Francia e per i territori annessi, per offrire svariate rappresentazioni; pure queste erano sottoposte alla vigilanza dei prefetti, sebbene godessero decisamente di maggiore autonomia.
Possiamo ricordare la compagnia di Françoise-Marie-Antoinette Saucerotte, detta Mademoiselle Raucourt  (1756-1815). Figlia di un attore, essa si dedicò fin da giovanissima al teatro; incarcerata per sei mesi al tempo della Grande rivoluzione, tornò alla ribalta nel 1799 e venne da Napoleone ingaggiata affinché organizzasse una tournée teatrale in Italia.
Il giovane Jacques Boucher de Perthes, doganiere di stanza a Genova, nel gennaio del 1807 riferirà, in una lettera alla madre, dell’arrivo di questa compagnia. Il motivo della “visita” di Mademoiselle Raucourt  alla Superba, fortemente voluto da Napoleone, era quello di favorire l’integrazione dei riottosi genovesi, facendogli imparare la lingua francese.
Pertanto un’analisi del ruolo e del peso della propaganda nel regime napoleonico non può esulare da una precisa disamina del ruolo e del peso dei teatri.

L. S.


Bibliografia
Rahul Markovits, Civiliser l’Europe. Politiques du Théâtre français au XVIII siècle, Paris, Fayard, 2014.

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