Le cospirazioni realiste e giacobine a Parigi

Le cospirazioni realiste e giacobine a Parigi

In questa parte della sua Storia di Napoleone, Jacques de Norvins (1769-1854) descrive l’atmosfera a Parigi, all’idomani della battaglia di Marengo: da un lato euforica presso i sostenitori di Bonaparte, dall’altra greve presso i circoli delle opposizioni realista e giacobina. L’accusa mossa al primo console, da parte dei repubblicani, era quella di voler instaurare una dittatura; inoltre vi era un malcontento montante, dovuto alla scelta di limitare la libertà di stampa, con la soppressione di numerose testate giornalistiche. Per queste ragioni, i giacobini decisero di passare all’azione ordendo complotti, come la cosiddetta “congiura dei pugnali”, che avrebbe dovuto colpire Napoleone al Théatre de la République, ma fu sventato dalla polizia grazie ad una soffiata. La fazione realista, debole e marginalizzata, spesso e volentieri finì a rimorchio dei giacobini. In questa atmosfera, Napoleone passò ad inasprire l’azione repressiva nei confronti di tutte le opposizioni.


Esecuzione del duca D'Enghien, cospirazioneEsecuzione del duca d’Enghien, 21 marzo 1804


Dopo la vittoria di Marengo, i regii ed i rivoluzionarii, a’ quali la pubblica giubilanza trafiggeva acutamente il cuore, presero il carattere e la parte di due sette proscritte, per sempre irreconciliabili, ma aventi lo stesso inimico, e cospiranti separantamente alla di lui distruzione. L’assassinio minacciava fra l’ombre colui che straordinario splendore circondava, e la vendetta l’offriva in sacrificio all’ombre irritate della monarchia e della repubblica. L’odio delle fazioni accoglieva con entusiasmo l’infause nuove divulgate a Parigi, nel 20 giugno, cioè quelle della prima battaglia di Marengo, che fino all’ore 5 della sera poteva dirsi perduta. I vecchi nemici ed i nuovi malcontenti si amutinarono. Chésnier, Courtois, Sieyes erano subitamente ricomparsi sulla scena attori o piuttosto come consiglieri politici. In alcune riunioni si parlò di mettere Carnot nel posto di Bonaparte, che credevasi perdente, e di sacrificare alla repubblica la sovranità consolare. Più debole di numero e senza influenza alcuna, la fazione regia non prese parte alla rivoluzione delle opinioni, che nella lusinga di vedere una volta sparire colui che aveva rovesciato, diceva essa, ed anzi tradito le di lei speranze, poiché la Vandea non aveva deposto l’armi ed acconsentito alla pace se non dietro la sicurezza data in segreto da Fouché a’ capi dei rivoltanti, che Bonaparte non voleva seguire in tal circostanza che l’esempio di Monck [George Monck: favorì la restaurazione della monarchia inglese nel 1660, NdR]. Così i partigiani del trono, senza confondere le loro mire con quelle de’ repubblicani, eransi caldamente riuniti a quest’ultimi, per torre il potere a Bonaparte e trasferirlo in mani meno formidabili. Ma i dispacci del 21 giugno … avevano fulminato i vasti progetti dei due partiti. La convenzione d’Alessandria … colpì di stupore i facinorosi della capitale …
Nientedimeno le inimistà e gli odii civili di Parigi non perdettero interamente le loro speranze, e non si cedettero per sempre disarmati ad onta dei trasporti della Francia pel suo eroe e dello stupore dell’Europa intera, ma  continuarono a tramare nel silenzio la perdita del vincitore. Più ardenti, più interessati degli altri, i repubblicani, perché più di recente perdevano la loro autorità e perché credevansi nel diritto di gridare contro la perfidia,  non riconobbero che l’assassinio per ispegner colui che la guerra ostinatasi a rispettare.
… Quei che in principio incaricaronsi della combinazione e dell’esecuzione d’un attacco contro la persona di Bonaparte, erano demagoghi pieni di ferocia, erano coloro che chiamavano la giornata del 9 termidoro un delitto contro la nazione. Uno di essi immaginò di travestirsi da gendarme per assassinare il primo console alla commedia francese. Un altro chiamato Jouvenot, antico ajutante di campo di Henriot, doveva con circa venti complici, uccidere Bonaparte alla Malmaison. Altri individui oscurissimi, fra i quali Humbert, Chapelle ed il conciliatore Medge … organizzarono ancor essi una congiura contro la vita di Bonaparte. Finalmente una quarta cospirazioni fu ordita dallo scultore Seracchi e da Diana, ambedue nati romani, dal pittor Topino Lebrun, da Demerville … e da Arena, fratello del deputato che il 19 brumajo, a Saint-Cloud, erasi nobilmente opposto al generale Bonaparte.  I congiurati volevano pugnalare il primo console all’Opéra, il 10 ottobre, alla rappresentazione degli Orazi. Tali attentati … non minacciavano che la vita di un solo uomo. Ma un altro piano di un’atrocità più matura e di una potenza senza limiti era stato  meditato, n quell’epoca di fermentazioni, da un operajo d’Artiglieria nelle fabbriche di Meudon. Costui, chiamato Chevalier, conosciuto per un furioso democratico, inventò una macchina infernale che servir potesse a far saltare in aria il primo console … Fabbricò un barile incendiario con animo probabilmente di collocarlo nel palazzo consolare. Fortunatamente venne loro l’idea di farne l’esperienza dietro la salnitrieria, e furono essi stessi talmente atterriti dal risultamento, che rinunciarono all’orribil trama. Ma la polizia avvertita da questo straordinario fracasso si mise in traccia … e giunse ad arrestare Chevalier allorquando preparava una piccola bomba destinata ad essere slanciata nella carrozza del primo console.

Storia di Napoleone del Sig. di Norvins,
prima edizione italiana con note e tavole, Tomo secondo,
Bastia, presso i Fratelli Fabiani, 1834

 

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